Anche in questo caso, come nella precedente pellicola, si è scelto di portare sullo schermo un particolare albo della sconfinata storia del re del terrore, nello specifico il numero 16. Conoscerete sicuramente il detto “non giudicare un libro dalla copertina”, vero? Bene, il concetto è applicabile anche a questo film. La scena iniziale, con un audace colpo di Diabolik, è scenografica ma la fuga del nostro col classico deltaplano che si libra in volo non è esaltante dal punto di vista del comparto grafico e non aiuta la successiva sequenza in auto di Eva pronta a issarlo a bordo, dove si nota l’effetto sfondo che scorre con la macchina ferma degno di un vecchio telefilm anni ’70 (magari voluto, chissà). Ma la svolta arriva con i bellissimi titoli di testa che, più che un omaggio a Bond, mi hanno ricordato le rigogliose coreografie dei gloriosi varietà televisivi del sabato sera. Questa nuova fatica dei Manetti ha un bel ritmo, sicuramente superiore a quello del primo film che comunque aveva una storia che aiutava meno, sotto questo aspetto, rispetto a quella narrata in questa occasione. Ci sono alcune sequenze veramente degne di nota, prima tra tutte quella dell’inseguimento nei boschi girata davvero con bravura e perizia, grazie anche all’aiuto di tecniche moderne come l’uso di droni che comunque danno una bella mano ad aumentare la spettacolarità di una ripresa. Mi sono sembrate ben riuscite anche le rappresentazioni dei vari covi di Diabolik e, come nella prima pellicola, l’ambientazione temporale. Ultimo aggiornamento Mercoledì 26 Aprile 2023 18:28 Leggi tutto... |
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