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15
Jan

LUCY? ERA MEGLIO LEON

Luc Besson è un regista che mi è sempre piaciuto per molti motivi, in particolare per il suo stile e per il gusto delle storie che ha portato sullo schermo, a volte forti e dure, come in Nikita e Leon, altre divertite e divertenti, come le sceneggiature dei vari Taxxi e del delizioso Wasabi.

Altro merito enorme Besson lo ha sempre avuto nella scelta degli attori delle sue pellicole, dalla scoperta della splendida Milla Jovovich in quel piccolo capolavoro fantascientifico che è Il quinto elemento (dove, ricordiamolo, tirò fuori il meglio dal buon Bruce Willis) e di una poco più che bambina Natalie Portman in Leon, a Gary Oldman e Jean Reno, attori straordinari nel già citato Leon.

Fatta tutta questa premessa la sua nuova pellicola come regista, visto che dal lontano 2005 non si vedevano nuove produzioni, escludendo escursioni nell’animazione e due pellicole molto particolari, una biografica nel 2012 e una commediola con De Niro (evito commenti sulla deriva artistica dell’attore negli ultimi anni) nel 2013, era attesa con molto interesse.

L’argomento, tra lo scientifico e il fantascientifico, che muove la storia è affascinante. Il cervello umano, secondo molti studiosi, viene utilizzato per un 10% del proprio potenziale. Cosa succederebbe se riuscissimo a sbloccare il 100% delle sue capacità?

Per sviluppare la storia Besson sceglie un cast di lusso, ancora una volta con una figura femminile al centro di tutto, la bravissima e bellissima Scarlett Johansson e affiancandole il grande Morgan Freeman, perfetto nella parte dello studioso di fama mondiale.

Il risultato? Sinceramente, non trovo un modo per definirlo senza essere lapidario.

Besson sceglie di dare al film, nella prima parte e riprendendo poi il filo nel finale, un taglio simil-documentaristico con continui inserimenti di immagini di repertorio che hanno dello stucchevole, così come la voce fuori campo di Freeman che le commenta. Sembra di vedere una puntata di Morgan Freeman Science Show.

Lo sviluppo della storia poi è elementare, con la Johansson, a tratti catatonica per motivi di sceneggiatura, che da normale ragazza qualunque, grazie ad una droga che accidentalmente si diffonde nel suo corpo, comincia ad espandere i confini della propria mente fino a sbloccare, al termine della pellicola, il 100% delle sue capacità celebrali divenendo… ve lo dico con una perifrasi, un Super Sayan di sesto livello.

Il tutto mentre una banda di criminali taiwanesi le da la caccia per riprendersi la droga che contavano di lanciare in grande stile sul mercato europeo usando corrieri umani, tra cui la nostra Lucy.

Un film vuoto, sbagliato, in cui si salvano solo un bel inseguimento in auto per le strade di Parigi, preso da uno dei tanti Taxxi e qualche sparatoria stile Nikita. Tutto girato splendidamente ma nulla di nuovo, tutto già visto.

Se l’unica consolazione potrebbe essere la bella presenza della Johansson o la classe di Freeman, bene,  guardate altrove, hanno fatto decisamente di meglio.

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Ultimo aggiornamento Giovedì 15 Gennaio 2015 12:00